EMORROIDECTOMIA: INTERVENTO INVASIVO MA EFFICACE

EMORROIDECTOMIA: INTERVENTO INVASIVO MA EFFICACE

Nel trattare la malattia emorroidaria è buona norma procedere per step. Ciò significa che, solo quando le terapie mediche e la chirurgia mininvasiva smettono di dare benefici al paziente, subentra il bisogno di ricorrere a quell’intervento chirurgico definitivo e radicale che prende il nome di emorroidectomia e che consiste nell’asportazione delle emorroidi.

Si tratta di un intervento in generale molto temuto da parte dei pazienti ma necessario nei casi più gravi di malattia emorroidaria, che altrimenti creerebbe un esponenziale peggioramento nella qualità della vita dell’individuo fino ad arrivare ad una condizione invalidante.

In merito c’è da dire che, ad oggi, le tecniche per l’emorroidectomia sono state di gran lunga migliorate e perfezionate e che i risultati sono molto soddisfacenti: il problema viene quasi sempre risolto definitivamente e il decorso post-operatorio è sempre meno doloroso, meno complesso e più facilmente gestibile.

Quando si esegue: il quadro clinico di partenza

Si è obbligati ad intervenire chirurgicamente con un intervento di emorroidectomia quando:

  • gli altri metodi, compresa la chirurgia ambulatoriale mininvasiva, hanno fallito;
  • le emorroidi sono di 3° o di 4° grado quindi il prolasso è così grave da restare permanentemente al di fuori dell’ano e, spesso, non vi è la possibilità di farlo rientrare neanche manualmente;
  • sono presenti altri sintomi e complicazioni come perdite di sangue frequenti dall’ano, irritazioni, trombosi emorroidaria e incontinenza delle feci.

Inoltre, un paziente con un quadro clinico di questo tipo potrebbe anche soffrire di ascessi anali e perianali frequenti e del prolasso mucoso del retto.

L’intervento per rimuovere le emorroidi: cos’è

L’emorroidectomia è un intervento chirurgico che agisce radicalmente sul problema delle emorroidi patologiche, che presentano un livello di gravità molto alto, e può essere considerato risolutivo perché sono molti i casi in cui i risultati si sono rivelati certi e stabili nel tempo (quindi non si sono verificate ulteriori problematiche o recidive).

Infatti, l’emorroidectomia non è un’operazione a carattere conservativo (come la chirurgia mininvasiva o la prolassectomia) ma consiste nell’asportazione dei plessi emorroidali interni oltre che della componente emorroidaria esterna.

Come si esegue l’asportazione delle emorroidi

Esistono vari metodi per realizzare l’intervento di asportazione delle emorroidi ma l’emorroidectomia tradizionale secondo la tecnica di Milligan Morgan, ed elaborata circa un secolo fa, resta ad oggi la più diffusa e la più efficace.

Viene eseguita in ricovero, è necessaria un’anestesia locale con sedazione o un’anestesia spinale (più invasiva), prevede un’incisione su cute e mucosa adiacenti al plesso emorroidario e la legatura alta del peduncolo vascolare (sopra la linea pettinata) per prevenire il sanguinamento.

Successivamente, le emorroidi vengono rimosse rispettando la funzionalità degli sfinteri.

Inoltre, se il chirurgo segue il metodo Milligan Morgan, lascia aperte le ferite con l’obbligo da parte del paziente di attenderne la guarigione spontanea mentre, se segue il metodo Ferguson, provvede a suturarle usando un materiale riassorbibile.

Infine, l’emorroidectomia, cioè l’asportazione delle emorroidi, può essere eseguita con il bisturi elettrico, con il bisturi laser, con la lama fredda, col bisturi a radiofrequenza e l’intervento dura complessivamente tra i 30 e i 40 minuti.

Decorso post-operatorio

Il decorso post-operatorio dell’emorroidectomia tradizionale che usa la tecnica di Milligan Morgan dura circa 4-6 settimane, quindi prevede una convalescenza che varia tra un mese e due mesi, ed è abbastanza doloroso dato che le ferite vengono solitamente lasciate aperte o suturate solo parzialmente al fine di ottenere una corretta guarigione spontanea.

Diventa necessaria, quindi, la somministrazione di antidolorifici per via endovenosa nelle prime 12-24 ore successive all’intervento per poi passare all’assunzione di analgesici al bisogno, per via orale e per un periodo che può arrivare alle due settimane. Inoltre, è possibile applicare una crema anestetica sulla zona interessata se il dolore è particolarmente forte.

Infine, è fondamentale che il paziente segua precisamente le indicazioni in merito all’uso dei lassativi, per mantenere le feci morbide e non fare sforzi durante la defecazione, all’alimentazione e alle norme igieniche di detersione e disinfezione.

Complicanze dell’intervento

L’emorroidectomia può comportare dei disagi temporanei nel periodo successivo all’intervento e, purtroppo, delle complicanze di lungo termine se il chirurgo non esegue l’intervento a regola d’arte.

Vogliamo affrontare questo argomento non per alimentare la paura ma per fornire le corrette informazioni: il paziente che accetta di fare l’intervento deve avere la piena consapevolezza di cosa potrebbe accadere ed essere tranquillo perché le soluzioni ci sono.

Complicanze di breve termine

Per quanto riguarda le complicanze di breve termine dell’emorroidectomia, non c’è da allarmarsi se nel primo mese si verificano perdite di sangue, dolore, ritenzione urinaria e/o fecale, stenosi anali, infezioni e crisi edematoso-congestizie. Nel dettaglio:

  • il sanguinamento può essere legato all’intervento, e in questo caso bisogna rivolgersi al chirurgo che provvederà a riparare la ferita, oppure al passaggio di feci molto dure e voluminose che vanno a lacerare la zona operata;
  • provare dolore è del tutto normale se è legato all'intervento data la presenza dei punti per la legatura del peduncolo vascolare, o a causa della cicatrice, del passaggio delle feci e per le trazioni muscolari sottostanti;
  • la ritenzione urinaria è un altro fenomeno transitorio e consiste nella difficoltà ad urinare: ciò può accadere perché l'innervazione del canale anale, della vescica e degli organi genitali risiedono in un plesso comune (l'ipogastrico) e possono esservi interazioni funzionali tra questi organi;
  • anche la ritenzione fecale è un disagio molto comune nei pazienti che subiscono un’emorroidectomia sia per o sviluppo di una stipsi anche grave, sia per il dolore, sia per un fattore psicologico ovvero per il timore di lesionare la zona che ha subito l’intervento, sia per il cambiamento delle abitudini;
  • durante il periodo post-operatorio può comparire una fastidiosa ma temporanea incontinenza che riguarda la capacità di trattenere gas e feci liquide. Ciò accade perché, con la rimozione del tessuto emorroidario, viene rimossa anche la mucosa anale sensibile a questa funzione e l’orifizio anale non chiude più perfettamente.

Indipendentemente dalla motivazione, è fondamentale assumere dei lassativi ed evacuare con regolarità per evitare il formarsi di fecalomi.

Complicanze di lungo termine

Per quanto riguarda le complicanze di lungo termine dell’emorroidectomia, citiamo le più comuni che sono il dolore durante l’atto della defecazione e la formazione di fecalomi (a causa di una stenosi tardiva del canale ano-rettale).