NEOPLASIE DEL COLON: COME SI AFFRONTANO IN ENDOSCOPIA?

NEOPLASIE DEL COLON: COME SI AFFRONTANO IN ENDOSCOPIA?

Il tumore del colon-retto è molto diffuso in Occidente e colpisce uomini e donne che hanno un’età compresa tra i 60 anni e i 75 anni.

Secondo i dati elaborati nel 2017 dall’AIRTUM, l’Associazione Italiana Registro Tumori, questa forma di tumore maligno coinvolge, in Italia, circa 23.000 donne e 30.000 uomini ogni anno.

Anche se le diagnosi e il riscontro di queste neoplasie crescono costantemente su base annua, bisogna dire che il tasso di mortalità si sta riducendo e che, parallelamente, l’aspettativa di vita sta aumentando grazie ai programmi di screening, alla diagnosi precoce e al miglioramento delle terapie post-operatorie.

Screening per il tumore del colon-retto

Quasi sempre il tumore del colon-retto ha origine da tumori benigni (detti polipi adenomatosi) dovuti dal proliferare delle cellule della mucosa intestinale e impiegano molto tempo, tra i 7 e i 15 anni, per trasformarsi in una forma maligna.

Lo screening deve essere fatto all’interno di questo intervallo di tempo: la prevenzione è, quindi, indispensabile per fare una diagnosi precoce ed eliminare i polipi prima che acquisiscano caratteristiche neoplastiche.

I polipi, infatti, sono facili da trovare perché tendono a sanguinare (dando risultato positivo al test per la ricerca del sangue occulto nelle feci) e sporgono dalla mucosa per cui sono visibili sulla sua superficie.

Per questo motivo, i test di screening che attualmente vengono utilizzati sono:

  • Il test per ricercare sangue occulto nelle feci;
  • la rettosigmoidoscopia.

La colonscopia vera e propria in Italia è consigliata soltanto in una seconda fase cioè quando la ricerca del sangue occulto nelle feci ha dato esito positivo, nei soggetti a rischio più elevato (ad esempio, per familiarità) o nel caso siano presenti dei sintomi che suggeriscono una discreta probabilità di presenza di un tumore.

Parlando di neoplasie del colon, il come si affrontano in endoscopia e qual è il ruolo di questo accertamento nella diagnosi e nel trattamento del tumore si rivelano sempre più fondamentali.

Cos’è l’endoscopia

L’endoscopia è un esame che permette di visualizzare l’interno dell’intestino e l’indagine viene svolta mediante l’utilizzo di un endoscopio, cioè di un tubo sottile ma flessibile, all’estremità del quale è fissata una telecamera.

Le immagini vengono visualizzate su di uno schermo e, mediante questa tecnica, il medico specialista è in grado di vedere anche la mucosa che riveste l’intestino e di individuare eventuali lesioni sospette oltre che di prelevare campioni di tessuto per effettuare un esame istologico e una biopsia, laddove necessario.

Ad oggi, la tecnica endoscopica si caratterizza per due tipologie di esami differenti che variano in base al tratto di intestino da visualizzare e relativamente al quale è presente il sospetto di neoplasia. Quindi, le neoplasie del colon, come si affrontano in endoscopia?

Attraverso due tecniche diverse che sono:

  • la colonscopia (o pancolonscopia) se è necessario esaminare il retto, il sigma e il colon: in questo caso, l’endoscopio deve arrivare alla valvola che separa l’ileo dal cieco, esplorando tutto il colon;
  • la rettosigmoidoscopia se è sufficiente esaminare solamente retto e sigma.

Colonscopia

La colonscopia è l’accertamento endoscopico più importante e più efficace per lo studio del colon e viene utilizzata sia nelle campagne di prevenzione dei soggetti a rischio più elevato sia per la formulazione di una diagnosi certa di tumore del colon-retto.

Infatti, la visione diretta dell’interno del lume permette di

  • individuare alterazioni della mucosa anche di piccole dimensioni;
  • eseguire biopsie, laddove necessario;
  • se dimensioni e forma lo consentono, asportare le lesioni individuate in corso d’esame (esattamente come si fa con i polipi);
  • rimuovere i polipi in corso d’esame.

Un polipo intestinale è un fattore di rischio importante e si identifica in una massa di tessuto che ha origine nella parete dell'intestino e protrude nel lume.

La sua asportazione in sede di esame endoscopico permette la diagnosi precoce e tempestiva della neoplasia, in quanto permette di accelerare la conferma della benignità o della malignità della lesione senza dover attendere l’esito di ulteriori accertamenti.

Colonscopia: preparazione con dieta e lassativi

La preparazione alla colonscopia è fondamentale: se non è adeguata, l’indagine rischia di essere del tutto inutile. Per questo è indispensabile attenersi alle indicazioni mediche.

Il lume deve essere sgombro da feci e da residui alimentari che, se presenti, andrebbero a coprire le alterazioni della mucosa. A tal fine, la preparazione avviene sia con una dieta specifica sia con l’assunzione di lassativi o con l‘esecuzione di clisteri.

Per quanto riguarda la dieta da seguire nei giorni che precedono la colonscopia, viene prescritta un’alimentazione priva di fibre e di alimenti che lasciano residui nell’intestino mentre, il giorno prima dell’esame, il paziente può assumere solo cibi liquidi e lassativi insieme ad abbondanti quantità di acqua.

Rettosigmoidoscopia

La rettosigmoidoscopia è una tecnica endoscopica simile alla colonscopia e viene eseguita con uno strumento flessibile di circa 50 cm di lunghezza che permette di esplorare solo la parte finale dell’intestino crasso, ovvero il sigma e il retto.

Questa tecnica endoscopica richiede una preparazione molto più semplice di quella necessaria per la colonscopia e raramente è richiesta la somministrazione di farmaci sedativi per l’esecuzione dell’esame.

Viene prescritta, normalmente, nel momento in cui il test del sangue occulto nelle feci risulta positivo o in presenza di evidenze che facciano sospettare lesioni localizzate in questi tratti dell’intestino.

Se non si individuano lesioni, può non essere ripetuta a meno che non si verifichi una successiva positività del test del sangue occulto o la comparsa di sintomi sospetti. Se, invece, con la rettosigmoidoscopia vengono riscontrate lesioni, da protocollo si esegue una colonscopia completa per avere un quadro esauriente.

Conclusioni

Dopo aver visto come si affrontano in endoscopia le neoplasie del colon, è bene ripetere che le tecniche endoscopiche sono fondamentali per la prognosi precoce del tumore al colon e per la possibilità di sopravvivere a questa neoplasia grave sempre più diffusa.

Ad oggi, infatti, non esistono altri strumenti di pari efficacia o soluzioni non invasive che permettano di arrivare agli stessi risultati.

Inoltre, con la colonscopia vi è anche un ulteriore vantaggio ovvero la possibilità di effettuare piccoli prelievi della mucosa del colon (biopsie) e di asportare polipi e altre lesioni mentre si effettua l’esame.

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