TERAPIE A RADIOFREQUENZA PER IL REFLUSSO GASTRICO

Il reflusso gastroesofageo colpisce il 20% dell’intera popolazione occidentale, con un picco che supera il 30% presso gli over 45. Questa condizione patologica ricerca le sue cause primarie sia nel corredo genetico dei pazienti, si è evinto che la forma più complessa da trattare è quella del reflusso cosiddetto “funzionale”, sia nelle abitudini alimentari e nello stile di vita dei pazienti.

Facciamo alcune precisazioni.

Il reflusso detto “funzionale”, indicato con l’acronimo NERD, non favorisce il riconoscimento del nesso causa-effetto tra i dolori associati al reflusso e l’erosione a carico della mucosa esofagea.

Ciò rende questa varietà di reflusso particolarmente ostica da trattare anche con gli inibitori di pompa protonica. Quest’ultimi, invece, hanno mostrato effetti maggiormente apprezzabili presso i pazienti affetti da GERD, ovvero reflusso gastro esophageal, ovvero che presentano erosioni a carico dell’esofago, la cosiddetta esofagite.

In entrambi i casi potrebbero darsi le condizioni per un trattamento speciale: la radiofrequenza per il reflusso.

Laddove una terapia farmacologica non abbia avuto effetto, ad esempio nel caso degli affetti da NERD, si può considerare la possibilità, in accordo con il medico, di approcciare a un trattamento che vada a contrastare gli effetti della malattia da reflusso e che, parimenti, non sia eccessivamente invasivo a fronte di controindicazioni per il trattamento chirurgico.

I trattamenti endoscopici sono mininvasivi, non prevedono cioè grandi sezioni o asportazioni, e consistono in una convalescenza post-operatoria soggetta a un minor numero di complicazioni e in un recupero più veloce.

Le terapie endoscopiche per trattare il reflusso sono molteplici. In questa sede, ci concentreremo sul trattamento che sfrutta il principio della radiofrequenza: la terapia a radiofrequenza del reflusso gastrico.

Negli ultimi sedici anni si è diffuso un particolare trattamento endoscopico del reflusso gastroesofageo che sfrutta la radiofrequenza per restituire tonicità alle pareti dell’esofago e impedire così la risalita degli acidi gastrici.

Cos’è la radiofrequenza e come funziona.

La radiofrequenza è una tecnologia elettromedicale che sfrutta il calore generato da una tensione elettrica che passa tra gli elettrodi di diverso potenziale, posizionati in prossimità dello sfintere gastrico.

In quali casi è consigliabile.

La terapia a radiofrequenza del reflusso gastrico viene utilizzata in casi specifici e su pazienti attentamente selezionati. Infatti, questo trattamento è destinato a coloro i quali non abbiano raggiunto risultati apprezzabili a fronte della terapia farmacologica, ad esempio con gastroprotettori, finanche inibitori della pompa protonica, e, allo stesso tempo, non possano essere selezionati per un intervento chirurgico per cause di salute generale, di età, di particolari condizioni psicologiche.

La radiofrequenza per il reflusso è una terapia che si svolge in regime di ricovero, ma il trattamento è di breve durata.

L’operazione avviene in due momenti distinti: in una prima fase, attraverso la gastroscopia, viene misurato l’esofago del paziente e individuata la giunzione cardiale. Successivamente, si colloca in prossimità della giunzione un palloncino dal quale, al gonfiaggio, fuoriescono quattro aghi attraverso i quali, data la differenza di potenziale, passerà una leggera corrente elettrica. Lo scopo di questo trattamento è quello di necrotizzare il tessuto displasico lungo la parete dell’esofago e, contestualmente, aumentare il tono della mucosa esofagea.

Con il trattamento a radiofrequenza per il reflusso si punta ad eliminare gli stimoli algogeni, ovvero le sensazioni dolorose, provocati da questa condizione.

A chi è indirizzata la radiofrequenza per il reflusso?

Come detto, per la sua natura scarsamente invasiva e orientata principalmente all’esclusione della sensazione dolorosa provocata dal reflusso, questo trattamento trova applicazione presso i pazienti affetti da NERD (per i quali il vantaggio è da ricercarsi nell’incremento della tonicità della mucosa in prossimità dello sfintere gastrico), ma non solo.

Infatti, oltre a incrementare il tono muscolare, l’ablazione ottenuta dal passaggio della corrente sui tessuti più superficiali dell’esofago permette di eliminare le metaplasie formatesi a causa dello scorrimento dei reflussi gastrici.

Sappiamo che le metaplasie si verificano nei pazienti affetti da reflusso, proprio a causa del frequente contatto con liquidi acidi da parte della mucosa.

Possibili conseguenze e rischi.

Le conseguenze da un’esposizione troppo prolungata possono essere estremamente gravi. Da studi clinici si è evinto che la quasi totalità di adenocarcinomi si sviluppa su displasie originate a partire da metaplasie. Questa situazione, particolarmente grave, è frequentemente osservata presso pazienti affetti dall’esofago di Barrett, una condizione che vede la parete interna dell’esofago rivestirsi di una mucosa paragonabile a quella del tratto del primo intestino, a causa della ripetuta esposizione agli acidi gastrici.

Tale esposizione può ingenerare nel tessuto esofageo delle displasie che, se non gravi e se non accompagnate dal corredo sintomatico della malattia da reflusso, possono essere monitorate con esami a cadenza semestrale.

Diversamente da ciò, se le displasie aumentano di numero, se i sintomi si aggravano, allora si rivela necessario intervenire con maggiore risolutezza, svolgendo, ad esempio, una terapia a radiofrequenza per il reflusso gastroesofageo.

Stretta.

Il trattamento a radiofrequenza per il reflusso, detto anche Stretta, si svolge nell’arco di 48/60 ore. Solitamente, a 48 ore dall’intervento il paziente viene dimesso, ma avrà cominciato a consumare pasti freschi e dalla consistenza cremosa già dalla sera dell’intervento.

La terapia a radiofrequenza per il reflusso gastroesofageo si inserisce nei nuovi campi applicativi e terapeutici della radiofrequenza. Il principio di ablazione attraverso il calore generato da una scarica elettrica si è rivelato estremamente affidabile in tutti quei casi di impossibilità di intervento chirurgico invasivo e ha trovato impiego presso il trattamento di numerosi tumori che sono stati individuati in fase precancerosa, quando cioè sono ancora soltanto metaplasie reversibili, o displasie circoscritte e non metastatizzate.

L’utilizzo della radiofrequenza in regime di endoscopia si rivela particolarmente indicato per il trattamento dei pazienti che o non hanno risposto positivamente alle terapie farmacologiche, oppure di quelli affetti da ernie iatali gravi che contrindicano l’intervento chirurgico. Mentre, al di fuori del campo endoscopico, la radiofrequenza medicale, avendo la capacità di “bruciare” i primi strati di tessuto, viene impiegata per trattamenti di ringiovanimento della pelle.

Il principio di funzionamento della radiofrequenza si basa sulla corrente elettrica che attraversa due elettrodi di diverso potenziale a una frequenza che va dai 350 ai 500Hz, il calore generato è circoscritto alla zona immediatamente prossima all’elettrodo, questo consente di tenere sotto controllo l’energia prodotta, senza rischi per il paziente.

Stile di vita e abitudini alimentari.

La terapia a radiofrequenza per il reflusso gastrico non è di per sé risolutiva se non è accompagnata da un profondo cambiamento in seno alle abitudini comportamentali e alimentari del paziente.

Infatti, qualora il paziente non limitasse il consumo di alimenti acidi, aggressivi, difficili da digerire, come caffè, bevande alcoliche, cibi particolarmente grassi, carni rosse, e se, inoltre, non abbandonasse pratiche autodistruttive come il fumo, la sedentarietà, la tendenza a coricarsi subito dopo i pasti, tutto questo, condurrebbe inevitabilmente a un nuovo aggravarsi della condizione patologica. Inoltre, in caso di aggravamento della patologia, in presenza, ad esempio, di displasie in stadio avanzato, potrebbe non rivelarsi più sufficiente ricorrere alla terapia a radiofrequenza per la malattia da reflusso.

È opportuno, quindi, che il paziente venga seguito e accompagnato a modificare il proprio comportamento, orientandosi verso una maggiore salvaguardia di sé.

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