L’ERCP: UNA PROCEDURA CHIRURGICA NON INVASIVA
La colangiopancreatografia retrogada endoscopica (ERCP) è una procedura che utilizza sia un endoscopio (un sottile tubo contenente fibre ottiche per illuminare e una lente per ingrandire le immagini dei tessuti) sia i raggi X per studiare i dotti che portano all'intestino i succhi prodotti dal pancreas e la bile prodotta dal fegato, poi immagazzinata nella cistifellea.
Inizialmente veniva utilizzata solo a scopo diagnostico, fino all’introduzione della risonanza magnetica.
L’ERCP è ancora utilizzata per effettuare in maniera meno invasiva procedure chirurgiche che in passato richiedevano un vero e proprio intervento, rendendola un’opzione privilegiata in quanto meno invasiva e pericolosa; l’esame consente di stabilire la causa dell’ostruzione del deflusso della bile e dei succhi pancreatici nell'intestino, per esempio per la presenza di calcoli delle vie biliari, di un’infiammazione o di un tumore. L'esame dura da 30 a 60 minuti circa, a seconda della complessità della procedura e di eventuali trattamenti che il medico può decidere di effettuare.
In quali casi è indicata l’ERCP?
L’ERCP viene generalmente prescritta dai medici in caso di concomitanza di una serie di sintomi, tra cui dolore addominale, ittero e perdita di peso.
È possibile ricorrervi anche in quei casi di diagnosi, tramite precedenti ecografie, di tumore al pancreas o di calcoli alle vie biliari proprio grazie alla possibilità di ottenere immagini precise e dettagliate delle zone interessate dalle patologie in questione, molto più di quanto sarebbe possibile attraverso procedure di altro tipo.
In quali casi invece non è indicata?
I casi in cui è sconsigliabile effettuare una ERCP coinvolgono soprattutto i soggetti:
- Allergici ai mezzi di contrasto utilizzati;
- Affetti da malattie cardiopolmonari croniche o altre gravi patologie;
- Colpiti di recente da infarto o embolia polmonare;
- Che soffrono di problemi di coagulazione.
Come si esegue l’ERCP?
Capire come funziona l’ERCP per chi vi si deve sottoporre è importante al fini di sentirsi rilassati e tranquilli in prossimità dell’intervento.
È importante ricordarsi di rimanere a digiuno per almeno le otto ore antecedenti alla procedura e sospendere l'eventuale assunzione di farmaci antiaggreganti e anticoagulanti.
Prima di procedere, al paziente viene richiesto di indossare il camice ospedaliero e di accomodarsi sul lettino in cui verrà effettuato l’intervento appoggiandosi sul fianco sinistro. È bene ricordare che il soggetto può contare sull’assistenza di un infermiere sin da queste prime fasi di preparazione.
L’ERCP vera e propria si esegue con un endoscopio che viene introdotto attraverso la bocca, lungo l'esofago e lo stomaco, fino ad arrivare al duodeno. A questo punto si inserisce nella sonda una cannula ancora più sottile e la si inserisce nel foro della papilla di Vater, che è lo sfintere attraverso il quale la bile defluisce nell’apparato digerente. Attraverso la piccola cannula inserita nella papilla, viene iniettato un mezzo di contrasto e l’apparecchio radiografico sotto il quale il paziente è sdraiato permette di visualizzare eventuali calcoli o restringimenti nei dotti biliari o pancreatici.
Questa la si può definire la fase diagnostica dell’ERCP; ad essa può seguire una fase operativa che permette di rimuovere l'eventuale ostacolo che impedisce il regolare passaggio della bile o dei succhi pancreatici.
Si pratica un piccolo taglio per allargare il foro della papilla e consentire l’estrazione di calcoli dalla via biliare; oppure, se vi è un restringimento dei condotti, il posizionamento di una protesi o stent che ripristini il passaggio dei succhi nel duodeno.
L’ERCP è dolorosa?
Grazie all’utilizzo di appositi anestetici, l’ERCP non è considerata una procedura dolorosa. È possibile tuttavia percepire fastidio e bruciore durante l’esecuzione della sedazione: si tratta in ogni caso di sensazioni di breve durata.
Nel caso di anestetici locali, inoltre, il sapore potrebbe risultare amaro e sgradevole al palato.
Durante l’introduzione dell’endoscopio molti pazienti tendono ad avvertire maggiore difficoltà a respirare: è bene sottolineare come tale sensazione sia dovuta principalmente ad agitazione e, talvolta, agli effetti della sedazione. Le dimensioni dell’endoscopio, infatti, non sono sufficienti da poter causare problemi al passaggio dell’aria.
Fase post-operatoria
Dopo aver descritto come funziona la ERCP è opportuno ricordare anche alcune raccomandazioni da seguire in fase post-operatoria: la procedura viene effettuata sotto sedazione e previo ricovero ospedaliero. Per le successive 24 ore, durante le quali il paziente sarà sottoposto ad analisi del sangue, è fondamentale rimanere a riposo e a digiuno.
In questo periodo, è possibile che il paziente avverta sintomi come: sonnolenza, confusione, secchezza al palato, gonfiore addominale, difficoltà a parlare e visione appannata. Si tratta di normali reazioni fisiche dovute all’effetto dei sedativi che tendono a scomparire da sole nel giro di alcune ore.
Il giorno dopo l’esame, se tutto è andato bene, il paziente può essere dimesso e tornare a casa, anche senza accompagnatore. È importante nei giorni seguenti adottare una dieta semiliquida.
Generalmente è possibile ricevere i risultati dell’ERCP e discuterne con il medico immediatamente dopo il termine dell’intervento. Nel caso tuttavia sia stata effettuata una biopsia, potrebbe essere necessario attendere i tempi di analisi del laboratorio per conoscerne il responso.
Complicanze.
Essendo la procedura poco invasiva, l’ERCP è generalmente ritenuta sicura.
La possibilità di sviluppare complicanze è rara, ma in un 5% circa dei casi è possibile che si verifichi un’infiammazione del pancreas, detta pancreatite acuta, in grado di provocare dolore addominale intenso. In genere è possibile contrastare la problematica con una terapia medica di pochi giorni.
Come per ogni altro intervento che lo richieda, è presente inoltre il rischio di reazioni avverse alla sedazione e ai mezzi di contrasto, nonostante si tratti di eventualità piuttosto rare.
È importante ricordare che l’ERCP è sconsigliata alle donne in gravidanza poiché l'indagine sfrutta l’utilizzo di raggi X che possono risultare dannosi per la salute del feto.